Nel 1930 la RCA Victor produsse i primi dischi in vinile, che per decenni rimasero il supporto sonoro preferito. Nel 1973 furono venduti ben 1.3 milioni di esemplari del LP “Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd. Le statistiche della Federazione Mondiale dell’Industria Fonografica (IFPI) mostrano che le vendite dei dischi in vinile sono aumentate fra il 50 e l’80% in paesi come gli Stati Uniti, l’Italia e il Giappone. Nel Regno Unito hanno addirittura raggiunto più fatturato rispetto ai download digitali e inoltre i dati delle vendite di registrazioni analogiche su vinile sono al loro livello più alto dal 1991. Il ritorno dei dischi in vinile sta celebrando un inedito Come Back.

Anche se questa tecnologia può sembrare superata, per i collezionisti e per gli amanti della musica, i dischi in vinile rimangono una scelta privilegiata. In sostanza ogni LP dovrebbe essere mantenuto il più possibile pulito. In questo modo un disco, che oggigiorno può riprodurre frequenze da 20 a 80’000 Hertz, avrà una vita più lunga rispetto agli attuali supporti audio digitali. Anche i dischi nuovi di zecca beneficiano di un lavaggio; vengono cosí rimossi i residui di produzione e del liquido che serve a separare il disco dalla pressa. Per convincersene, basta ascoltare la differenza fra un disco Disco non lavato e lavato .

Il vinile, l’elemento base che costituisce il disco, si compone di un gruppo di molecole organiche sature e monovalenti con due atomi di carbonio. La densità non molto elevata e inomogenea del materiale porta il vinile a deformarsi facilmente, in particolare sotto l’influsso di sbalzi di temperatura. Anche uno stoccaggio inappropriato dei dischi può creare problemi al vinile.